Il tempo pasquale e noi
Abbiamo da poco concluso il viaggio-pellegrinaggio della nostra Comunità pastorale in Puglia. È stata proprio un’occasione riuscita di fraternità, di fede, di cultura e di gioia. Chi ha partecipato ha vissuto una bella esperienza di fede e di comunità. Ringraziamo il Signore che si serve anche dei “viaggi” per costruire una delle realtà più belle per tutti: l’amicizia, la condivisione, la gioia di riconoscersi “fratelli e sorelle in cammino”.
Fra le “cose belle” che abbiamo visto e fra le varie riflessioni che abbiamo fatto, vorrei condividere un’immagine scattata nel Duomo vecchio di Molfetta dove , spesso, Mons. Tonino Bello, si recava a pregare fra le navate silenziose e maestose della vecchia cattedrale affacciata sul mare.
Lui stesso parla di questo Crocifisso posto su una parete della Sacrestia accanto al quale, il Parroco di allora, pose un cartello con scritto: “collocazione provvisoria”. Una dicitura, forse, fra le più azzeccate e corrette che mai si sarebbero potuto trovare.
A tal punto che don Tonino chiese al Parroco di non spostare il Crocifisso, né il foglio che si è ingiallito, ma è ancora lì.
Un’immagine che lascio anche a voi per ricordare ciò che abbiamo vissuto nella scorsa Pasqua ma che ci segue anche in questo tempo che può essere “tempo “pasquale” non solo sulla carta, ma anche nella vita di ciascuno di noi.
Così scriveva don Tonino a proposito di quel Crocifisso in attesa di “collocazione definitiva”:
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell'abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.
Coraggio. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria". Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della Croce.
"Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane.
Coraggio, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.
Buon tempo pasquale cari amici.
Ognuno di noi ha le sue croci, chi poche e chi tante, chi piccole e chi grandi, ma non sono l’ultima parola su di noi, non dureranno per sempre, avranno una fine perché Gesù ha posto la parola “fine” al male più grande che è la disperazione.
Siamo ancora “provati” e a volte anche “crocifissi”, ma ognuno di noi, ormai, porta in sé, la bellezza di Cristo risorto e la speranza di una vittoria.
Aiutiamoci sempre, ma soprattutto nei momenti difficili a sperare, a pregare, a portare i pesi della vita che, con la fede, diventano un po’ più leggeri e sopportabili.