«Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.».

Concludiamo questo ricco e intenso mese di settembre attraverso il quale abbiamo già cercato di essere “Pellegrini di speranza” (come ci suggerirà il prossimo Anno Santo).

Raccogliamo la tanta Grazia che Dio ci ha donato, in abbondanza, attraverso le persone, le feste, gli appuntamenti, la fraternità, gli impegni, i progetti e gli incontri che ci hanno accompagnato per l’intero mese.

Il desiderio, che stava dietro a tutto questo ricco programma, era molto semplice e chiaro: essere una comunità che si ritrova, che ricomincia a camminare, che raccoglie e semina briciole di speranza.


Ringraziamo il Signore per queste belle settimane e ringraziamo anche le tante persone che hanno dato il loro contributo di tempo, di sacrificio, di disponibilità per realizzare i tanti momenti che ci hanno visti coinvolti.

Domani, concluderemo in bellezza con la Festa dell’Oratorio ad Arosio.


E concludiamo settembre lasciandoci una domanda: Che comunità siamo e possiamo essere? 

Tento una prima risposta, facendomi aiutare da un’altra domanda, quella che “il giovane ricco” rivolge a Gesù e che sentiremo nel Vangelo di questa domenica: «Maestro, che cosa dobbiamo fare per ereditare la vita eterna?». (Lc 10)


Mi pare che questa sia l’idea geniale che può accendere il cuore di tutti: avere la vita eterna.


E la vita eterna, lo sappiamo bene, non è semplicemente l’al-di-là, ma è l’al-di-qua  vissuto con la certezza di potere avere una vita sensata, una meta buona, un cammino possibile, con dei compagni di viaggio su cui contare e con una Promessa che sarà mantenuta perché “garantita” da Qualcuno più grande di noi.

La vita eterna è la vita buona di chi si interpreta e interpreta il mondo e la storia a partire da una visione di fede.

Siamo e vogliamo essere una comunità bella, vera, buona, fatta di persone belle, vere, buone, non perché perfette, ma perché decise a scegliere Dio come senso, forza e meta della propria vita.


Vorrei allora ricordare il metodo sicuro per vivere “di vita eterna” già da ora. Con semplicità, direi che mi pare sia urgente, per tutti, ricuperare Cristo e rimetterlo al centro della nostra fede. È Lui, anzitutto, da conoscere, ascoltare, frequentare, interpellare.

L’Arcivescovo, in uno dei suoi  numerosi interventi di questo settembre, diceva proprio così:


Abbiamo bisogno di Gesù.
Dio opera in Gesù la sua salvezza e la rende accessibile e disponibile per tutti.
L’opera di Dio si compie in Gesù e noi professiamo che proprio in lui incontriamo la verità di Dio. Noi desideriamo fissare lo sguardo su Gesù per imparare tutto quello che c’è da sapere e tutto quello che si può dire di Dio. 
Perciò cerchiamo di correggere l’inclinazione diffusa a immaginare un Dio, senza dipendere da Gesù.
Si ha l’impressione che il linguaggio diffuso e anche la pratica ordinaria orientano a dimenticare Gesù, a fare a meno di lui.
Un sintomo preoccupante è la consuetudine di abbandonare la celebrazione dell’ Eucaristia. Molti dichiarano che non hanno bisogno di partecipare alla celebrazione della Pasqua di Gesù per essere brava gente e per fare tanto bene.
Forse, proprio per questa nostra scelta di non cibarci di Gesù, i nostri buoni propositi sono troppo inconcludenti, forse per questo l’impegno risulta frustrante, forse per questo il cristianesimo si presenta con una sorta di tristezza per l’elenco delle cose che si dovrebbero fare, ignorando la gioia di essere in comunione con Gesù, con la pienezza della sua gioia.


Tutte “le cose” fatte in questo settembre sono passate, ma possono aver lasciato un segno, piccolo o grande, perché avevano il desiderio di lasciare Gesù nella vita della nostra comunità: piccoli e grandi, parrocchia, Oratorio, preti, consacrati e battezzati, sani e malati.


Ora arriva il momento della responsabilità personale: riportiamo Cristo al centro di quello che siamo e di quello che facciamo. Saremo una comunità non solo attiva, ma capace di vita eterna!


Buon mese di ottobre, accompagnati dalla memoria degli Angeli custodi, dalla Festa dei nonni, dalle Missioni, dal ricordo di San Francesco che, con la sua letizia e la sua semplicità, fu definito un “alter Christus”, un “altro Gesù”!

 

Pace e bene a tutti 

vostro Parroco don Paolo