A Dio Ottimo Massimo

DOM

È la scritta che troviamo in bella evidenza sulla facciata di entrambe le nostre chiese parrocchiali.

È la “dedica”.

E oggi è la Festa della Dedicazione del Duomo, festa antichissima che ricorda la prima dedica che si fece in Milano di una chiesa dedicata al Dio cristiano. 

Dal II secolo dopo Cristo, nell’attuale area occupata dal Duomo, un edificio apre le porte per permettere all’uomo di incontrare Dio  e a Dio di incontrare l’uomo attraverso la Chiesa e i Sacramenti.


Anche noi, ambrosiani di Arosio e Carugo, abbiamo le nostre radici proprio in quella prima chiesa e in quel “primo Battesimo milanese”.


Anche le nostre chiese sono “dedicate” a Dio Ottimo e Massimo, cioè al Migliore, anzi, al Meglio di cui non si può dire che esista un “meglio maggiore”!

Non è un gioco di parole.

Era un  tentativo di “definizione” di Dio che già, S. Anselmo usava: “id quo maius cogitari nequit” cioè, Dio è Qualcuno  “di cui maggiore si possa pensare”.


Questa è la fede che ha animato coloro che hanno costruito le nostre chiese, e di coloro che hanno iniziato  a costruire il Duomo di Milano (dal 1386 posa della prima pietra).


Questa è la fede che può riempire, ancora oggi, il cuore e la mente di tutti noi che non siamo costruttori di cattedrali, ma che possiamo dedicarci a costruire cattedrali interiori di vario genere.

L’uomo dedica un edificio a Dio, ma la sorpresa è che Dio dedica tutto se stesso a noi, a chi è venuto prima di noi e a chi verrà dopo  di noi.


La “dedica” è stabile, definitiva e totale.

È la dedica del “Più Grande” ai “piccoli” di Arosio e Carugo.

Questa dedica si chiama salvezza. 

Questa dedica diventa paternità irrevocabile da parte di Dio.

Questa dedica si chiama  Grazia di Dio.


Noi siamo figli, salvati, amati e “graziati” continuamente dal “Più Grande” che non smette di consumare se stesso per far crescere noi.


Rimane però una domanda: ma a chi stiamo dedicando la nostra vita? 

È bello “festeggiare” il Duomo di Milano e le nostre chiese, ma, a lungo andare, potrebbe risultare ridondante. 

La vera possibilità è quella di poter festeggiare le “chiese di pietre vive” che siamo noi.

 

La meraviglia è accogliere questa “donazione” stabile di Dio e fare della nostra vita una “dedica” totale.

Fare della nostra vita una cattedrale.

Per chi vivo?

Per cosa vivo?

Sto dedicando tutta la vita o la sto trattenendo?


Buona festa della “Dedicazione” del Duomo, ma, soprattutto di noi stessi!


vostro Parroco don Paolo