La speranza dei piccoli e dei grandi
Condivido anche con gli adulti la lettera che ho scritto ai ragazzi quasi a conclusione del Cammino sulla speranza che stanno facendo ormai dallo scorso ottobre. Penso che anche noi adulti siamo continuamente coinvolti in questa avventura di “costruire la speranza” per noi, per i nostri figli e nipoti.
Cari ragazzi […],
forse, per apprezzare la speranza occorre ricordare qualche testimonianza che abbiamo ascoltato: racconti di crisi, di problemi affrontati, di errori fatti, di sofferenze vissute, per ricordarci come questa risorsa sia fondamentale per la nostra vita, non solo per chi sta male e attraversa un periodo difficile, ma anche per chi sta bene perché la speranza è un bisogno di tutti, anche per chi sta bene.
Ognuno di noi, infatti, ogni mattino, ha bisogno di sentire la voglia di vivere e la speranza di esser felice e di star bene. Forse, per voi che siete giovani, per voi che avete 15, 16, 17 o 18 anni, la speranza può essere tradotta come coraggio, entusiasmo, voglia di vivere, positività, gioia: queste sono tutte parole utili per tradurre la speranza nella vita concreta.
A volte, ascoltando le persone, ho l'impressione che pensiamo alla speranza come a qualcosa che interviene o deve intervenire quando è sorto qualche problema e non ce la facciamo più a risolverlo con le nostre forze. In realtà, la speranza è qualcosa di molto diverso: la speranza non è una soluzione che tiriamo fuori dal cassetto per qualche problema o qualcosa di magico che cambia tutto.
La parola “speranza” nel suo significato più antico e più profondo significa “tendere verso una meta”, desiderare una meta, cioè, detto con altre parole, sperare è riempire la vita di desideri e di sogni.
Allora capite che la speranza non è un rimedio, ma una forza che ci permette di camminare e di gioire perché si è arrivati a una meta: significa essere contenti, essere soddisfatti, sentire la gioia di qualcosa di realizzato.
Ecco perché la speranza in questo Anno Santo è stata collegata all'idea del Pellegrinaggio: la speranza è la forza che ci mette in cammino ogni giorno ed anche nei momenti bui e difficili quando è successo qualcosa, quando qualcosa è cambiato, quando c'è qualcosa o qualcuno che ci fa soffrire, quando c'è un dolore, quando c'è un errore.
A volte viviamo momenti che sembrano impossibili da affrontare (la morte di qualcuno, le ingiustizie, le sofferenze, le mancanze di rispetto, i tradimenti, le cose che vanno male…); in realtà, se dentro di noi c'è il desiderio e il sogno, allora si cammina, non ci si ferma, anche se è difficile.
C'è un proverbio un po’ maldestro che la gente usa e che dice così: “la vita continua”. A me piacerebbe capovolgerlo e direi: “continua la vita!”.
E la vita la continuiamo perché siamo sicuri che c'è un inizio e c'è una meta che sono custoditi da Qualcuno più grande di noi, Qualcuno che ci vuole bene e che abbraccia tutto quello che siamo: questo per noi è Dio.
Certo, il cammino lo dobbiamo fare noi, ma all'inizio e alla fine del cammino (che non è la morte, ma la meta), troviamo sempre Dio!
Allora vedete che, per noi cristiani, si capovolge anche l'idea della vita. La vita non è qualcosa che ha un inizio e una fine: la vita, per noi che crediamo, è sperimentare di essere voluti, amati, scelti da Qualcuno che ci dà la possibilità di continuare questo cammino che inizia nel momento in cui veniamo alla luce e che continua per sempre, giorno dopo giorno, e va, non verso la fine, ma verso una pienezza.
La mèta della vita, per noi cristiani, non è la morte, ma il massimo della gioia, il massimo della felicità. Sarà il momento in cui troveremo. Qualcuno che ci libera da tutti i problemi, da tutte le questioni, da tutte le cose che ci fanno soffrire. Questo momento non sarà il giorno della morte, ma sarà il giorno dell'abbraccio, il giorno della libertà, il giorno della gioia e cioè, il giorno in cui Dio potrà, finalmente, realizzare, per ciascuno di noi, tutte le sue promesse di bene e di felicità.
Dio nella nostra vita, entra a poco a poco e inizia un mondo nuovo che si chiama “vita eterna”.
Noi cristiani diciamo che crediamo nella vita eterna la vita eterna è proprio questa: non la vita che inizia sul cancello del cimitero, ma la vita di Dio, cioè la vita perfetta, bella, buona, vera, che inizia già in questo mondo attraverso le scelte di tutti i giorni, attraverso, la preghiera, attraverso la carità, attraverso l'impegno, la generosità, il sacrificio.
Certo, ci sarà un giorno in cui tutto sarà perfetto e sarà il giorno in cui noi e Dio saremo completamente uniti e questo avverrà dopo la morte, ma la vita eterna ci è già data oggi, fa parte di quelle “cose invisibili” in cui diciamo di credere, che il nostro occhio non percepisce, ma che sono concretissime e fanno parte del patrimonio spirituale di una persona.
E allora con voi mi chiedo chi può essere un ragazzo con la speranza e uno senza speranza?
Qualcuno pensa che, se hai un problema, allora sei un problema!
Questo è molto sbagliato: tutti abbiamo problemi piccoli o grandi, tutti abbiamo difetti piccoli o grandi, tutti abbiamo paure piccole o grandi, ma tutto questo non ci può fermare: i “senza speranza” sono quelli che hanno deciso di non camminare più, che non trovano più il desiderio, la voglia, l'entusiasmo di camminare, di crescere, di fare qualcosa di bello, di avere dei sogni, di impegnarsi, di regalare la vita.
La “di-sperazione” è non avere più nessun motivo per cui vivere e impegnarsi.
Mi pare che voi siete, invece, siete ragazzi pieni di speranza, che possono portare speranza, regalare speranza, distribuire speranza, perché siete tra quelli che, ogni giorno, decidono di incamminarsi verso qualche meta bella!
A me personalmente, fa più paura un ragazzo che non cammina piuttosto che un ragazzo che sbaglia! Tutti sbagliamo, ma la cosa peggiore non è “sbagliare”, ma non voler far niente, non avere desideri, fermarsi, vivere a caso o sciupare tempi e forze.
La speranza non è una magia, ma è qualcosa che si costruisce e ci fa crescere, giorno per giorno: Dio accende questa fiamma della speranza, ma poi sta a noi alimentare questa fiammella, curandola e mettendo ogni giorno in questa lampada l'olio della preghiera, dell'impegno, della bontà, della la purezza, della sincerità.
Fin quando c'è qualcuno che sogna e che desidera, allora vuol dire che c'è speranza.
La mia impressione è che tanti ragazzi spengono la speranza o si fanno spegnere la speranza da tante cose che li soffocano e che impediscono loro di camminare, di uscire, di costruire, di donare.
Ci sono tante cose che vorrebbero rendere i ragazzi schiavi, che vorrebbero impadronirsene, che vorrebbero incatenarli.
Dio, invece, vi vuole liberi, vi vuole contenti e coraggiosi nel fare un passo dopo l'altro.
Addirittura posso dire che Dio, pur di vedervi crescere e camminare, non ha paura nemmeno di vedervi sbagliare. Ha fiducia in voi. È contento di voi.
don Paolo
Scrivendo queste parole, mi sono accorto che potrebbero aiutare anche noi adulti. In fondo, come dice il Papa, “siamo tutti nella stessa barca” e abbiamo bisogno di conoscerci e di sostenerci a vicenda, soprattutto nelle imprese più importanti dove la presenza degli adulti è fondamentale per i nostri ragazzi. Proviamo a credere un po’ di più al fatto che tanto, ma proprio tanto dipende proprio da noi adulti! La nostra testimonianza, la nostra fedeltà il nostro esempio è fondamentale!