Nonostante tutto, la Grazia di Dio fa crescere.
Quante volte ci è capitato o ci capita di rammaricarci per qualcosa “che non è venuto bene” o per “qualcosa che è risultato diverso” da come si era previsto.
Quante volte vorremmo cambiare le persone che abbiamo intorno per qualche loro difetto o per qualche loro caratteristica.
Quante volte ci sembra che le imperfezioni degli altri siano un problema tale per cui è meglio tirarsi indietro, fare un passo indietro e lasciar perdere.
Quante volte ci fermiamo perché “le cose non sono come mi sarei aspettato”, “non sono come pensavo”, … e potremmo continuare.
Questa domenica, a Messa, ascolteremo la “parabola del buon grano e della zizzania”.
Il contadino in questione trova la sorpresa della zizzania seminata dal nemico di notte e cresciuta con il buon grano. Che fare?
Forse la soluzione più breve, più veloce e più radicale sarebbe quella di strapparla, di eliminarla e di trovare qualche “diserbante”. Gesù invece è sorprendente e dice di fare così:
“Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».
(da Matteo 13)
Mi pare una prospettiva provocante e provocatoria, ma anche molto promettente.
Il Regno di Dio, le cose buone di Dio, crescono e maturano, nonostante la presenza contemporanea di difetti di imperfezioni, di nemici, di contraddizioni, di incoerenze.
Ciò che conta è quello che giunge a maturazione e che può diventare vita.
Poi possiamo trovare (e si trovano) tante “zizzanie” e tanti ostacoli, tante imperfezioni nostre e degli altri, ma, rimane una certezza: niente e nessuno può fermare la grazia di Dio e il bene che cresce in noi proprio in forza della presenza di Dio.
Mi sembra questo un invito rivolto anche a noi: l'invito a cogliere le continue e tante possibilità di seminare, nonostante viviamo in un tempo e in una situazione imperfetta e incompiuta, nonostante l'organizzazione possa essere sempre migliorata, nonostante che i difetti e le incoerenze possano rendere più difficile o, addirittura, rovinare qualcosa di quello che si è fatto.
Nel cuore abbiamo la certezza che ciò che viene da Dio ha la forza di Dio che non si fa fermare da niente e da nessuno.
Vorrei allora lasciarvi un invito al coraggio: il coraggio di osare, il coraggio di seminare, il coraggio di dare cura a tutto il bene che c'è attorno a noi.
Vorrei anche lasciare un consiglio quando ci assale l’ansia del perfezionismo: non aspettiamo e non pretendiamo l'organizzazione e le condizioni perfette per poter iniziare.
Gesù ha iniziato dall'imperfezione di Nazareth, dagli imperfetti dodici discepoli; in un tempo difficile e limitato, segnato dal peccato e da profonde limitazioni, è riuscito a realizzare il Regno di Dio.
Vivremo sempre nell'incompiutezza e nell'imperfezione, ma, soprattutto, vivremo sempre nella certezza della Grazia di Dio.
La cosa essenziale è dare tutto e dare il meglio di noi stessi, senza farci “condizionare”: le condizioni sono importanti, ma non sono tutto!
La condizione essenziale è l'accoglienza della Grazia di Dio.
Buona semina, buona cura del campo che Dio ci affida in questo ottobre pieno di occasioni belle per renderci conto dei frutti buoni che è possibile raccogliere non solo sugli alberi, ma anche nel cuore di tutti.
Il beato Carlo, che oggi festeggiamo, ci accompagni e ci doni un pizzico della sua fede e della sua serenità.
Dio ci benedica e ci aiuti ad amare il campo che Lui ci affida e nel quale, ogni giorno, ritorniamo volentieri per dare il meglio di noi stessi.