Un bambino ci prende per mano

Porte aperte, porte chiuse, porte socchiuse.

Guardando i presepi delle nostre due chiese non possiamo andarcene senza aver pensato alle porte aperte e chiuse della nostra vita e di questo 2024 che sta fluendo nel 2025.

Quante porte abbiamo attraversato!

Dove siamo andati? Che cosa abbiamo trovato? 

Chi abbiamo incontrato? Chi  non abbiamo voluto incontrare?

Le porte che troviamo sono sempre un mistero: a volte sono un’opportunità, altre un rischio, altre ancora ci mettono ansia, altre ci attraggono, talvolta le porte chiuse in faccia ci fanno proprio male, …..ma c’è Lui, la Porta Santa che possiamo per accedere alla Speranza che Dio ha preparato per noi.


Questa Speranza non delude, non confonde, non è effimera, non abbaglia, ma nutre e sostiene.

Attraversiamo la soglia degli anni che si susseguono non con un calendario in mano, non incrociando le dita, non attaccati ad uno smartphone, non invocando una IA, ma presi per mano da un Bambino.

La speranza si lega indissolubilmente a una vicenda: quella di Gesù!

Questa è la Speranza cristiana di cui sentiamo tanto parlare.

Una Speranza che da sempre ci accompagna, che ci è consegnata nel momento in cui veniamo alla luce. 

E mi piace proprio pensare che con ogni bimbo che nasce, rinasce anche la speranza. 

Ma rinasce anche con ogni nostra decisione che porta alla carità, al perdono, alla stima e alla fiducia reciproca.


Guardando i numeri dello Status animarum delle nostre parrocchie che  cosa possiamo dire? Tutto e niente. 

Quante Comunioni e quante Cresime, quanti funerali e quanti Battesimi o Matrimoni. Di più, di meno, pochi o tanti, ……


Ma, più opportunamente potremmo anche dirci:

Quanto si è pregato in questa comunità!

Quante Messe si sono celebrate!

Quante persone hanno ricevuto la Confessione e la Comunione!

Quanti incontri per i ragazzi!

Quanta carità si è vissuta!

Quanto Vangelo si è letto!

Quanta gioia e quante feste si sono condivise!

Quanti dolori e sofferenze si sono affrontati insieme!

Preferirei pensare proprio così.

Quante persone, anche quest’anno, hanno cercato Gesù!

Quante persone hanno voluto pregare!

Quante hanno cercato la conversione e i cambiamenti!


E, allora, ritrovo un “patrimonio di speranza” inestimabile!

Il problema è la porta del cuore di ciascuno di noi: tenerla aperta, perlomeno socchiusa affinché possa passare la Grazia di Dio.


Mi pare che la lettura più intelligente sia quella che non cerca i numeri (interessanti per le statistiche), ma ciò che sta dietro ai numeri: la storia delle persone e tutto il mistero della vita che nasce, cresce, avanza, passo dopo  passo, non verso l’ignoto, ma verso una meta ben precisa che è l’incontro con Dio ogni volta in cui inizia o finisce una giornata. 

Questa è la mia (nostra) meta. 

E mi piace pensare che Dio, mio Padre, sia contento a guardarmi mentre traffico a destra e a manca, mentre prego, mentre soffro, mentre penso, quando scelgo, quando ascolto, quando sono in difficoltà, quando amo e perdono, quando non so che cosa dire o che cosa fare perché non ho risposte …

La meta è l’incontro con Dio che ogni giorno mi accoglie e mi raccoglie.

Questo incontro è tutto.

Lì trovo tutto (e tutti).


Il Natale ci ricorda quanto sia importante accogliere il Figlio, diventare noi figli di Dio e rimanere figli per tutta la vita.

C’è la possibilità, reale, per tutti, di accedere al cuore di Dio.

Ecco perché sarà un “buon Anno”. Auguri di pace e bene per tutti.


don Paolo, parroco