Morire dentro!
“Noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati”.
Ci vuole un bel fegato a pensare, a dire e a scrivere queste parole!
Provate a dire o a scrivere queste parole a qualche vostro figlio, nipote o vicino di casa: poi potremmo raccontarci le reazioni e i commenti!
Eppure, Paolo, alla comunità di Corinto, fiera e presuntuosa, ricca e disperata allo stesso tempo, scrisse proprio così. E noi, in questa giornata dedicata alla Commemorazione di tutti i fedeli defunti rileggiamo proprio questo passo.
Fratelli, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba.
(Prima Lettera di Paolo ai Corinzi cap.15)
Questo è proprio il grande mistero!
Mistero non nel senso di oscuro o nascosto, ma di “grande”, talmente grande che possiamo solo immaginare
una tale realtà, intravvederla, balbettarne qualcosa e invocarla.
Eppure, questo, è il cuore della nostra fede, la bellezza “misteriosa”, ma vera della fede cristiana.
È ancora Paolo che ci ricorda come avverrà questo:
È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
(Prima Lettera di Paolo ai Corinzi cap.15)
Penso che questo passo di Paolo sia quasi da “mandare a memoria” perché ci ricorda la grande chiamata che noi tutti riceviamo nel momento in cui nasciamo:
qualcuno dice che si vive per morire! (E che senso avrebbe tutto questo? Sarebbe una vigliaccheria, un’ingiustizia insopportabile!)
I cristiani sanno, invece, che si vive per risorgere!
Perché crediamo poco a questa notizia grande e buona?
Perché siamo così “resistenti” ad una tale speranza?
La mia impressione è che, purtroppo, ci siamo abituati più alle tristezze e alle delusioni, che alle speranze e alle buone notizie. I motivi possono essere tanti: la cultura in cui viviamo, le ferite che ci segnano inesorabilmente, i timori, le ansie, i pessimismi, … potremmo continuare.
Il vero problema, per quello che capisco, è però la “dimenticanza” di Cristo e la sua irrilevanza, di fatto!
Gesù e le sue promesse contano poco o sempre meno perché Lui è poco conosciuto, ascoltato, incontrato, amato!
Ma se non si incontra una persona, se non la si ascolta, se non la si conosce, perdiamo il patrimonio di ricchezze che quella persona porta con sé
È uno dei primi effetti dell’abbandono, per lo più, non voluto, ma effettivo, della preghiera, dei sacramenti, della Messa, dell’ascolto della Parola.
Non pregare più, non andare più a Messa, non ricevere i sacramenti, non ascoltare la Parola, apparentemente, non provoca nulla …. ma, ben presto, ci si impoverisce interiormente, l’animo fatica a dare forza, ci “esaurisce” spiritualmente, cioè “si muore dentro” e ci si ritrova senza Speranza!
Il problema è che non ce ne accorgiamo: non diventiamo automaticamente peggiori, ma, a poco a poco, ci ritroviamo senza speranze, senza forza interiore, senza quella visione della vita che ci supera e che ci salva dalla disperazione, dalla morte dalla resa.
Il problema, allora, è serio: si tratta di ridare spazio al Signore e, con umiltà, di riportarlo nel cuore e nella mente.
Anche i nostri figli e nipoti, a volte, senza chiederlo, desiderano questa Speranza “che non delude”, ma che apre il cuore ad una grandezza e a una nobiltà della vita alla quale Dio ci ha destinati fin da sempre.
I credenti, come tutti gli altri, temono la morte e ne soffrono, ma sono capaci di desiderare il Paradiso!
Proviamo ad usare tutte le forze che abbiamo per fare tante cose belle, ma, soprattutto, per ridare il Signore a noi stessi, alle nostre famiglie, ai nostri ragazzi.
Perdere l’Eucarestia, perdere i Sacramenti, perdere la preghiera, … è perdere la Speranza.
Questo sarebbe un impoverimento ingiusto!